prologo

(Che leggerlo è pure facoltativo,  anche se propedeutico, data l'enfasi e lo stile vittorioso tipico dei volantini di periferia; che nessun editore leggerebbe mai un libro che comincia con un prologo così)

 

L'alba: decine di poliziotti in assetto di guerra, volanti, gipponi, cellulari, agenti della digos, ruspe con targhe coperte, operai, vigili del fuoco e, più lontano, i carabinieri.

Il loro centro sociale era completamente circondato. Quando lui arrivò erano già tutti fuori che portavano via le loro cose mentre quella  nazistata di carte d'identità venivano passate ai raggi x. La bandiera dei  pirati resisteva ancora in alto sul tetto, mentre le ruspe stavano colando a picco la loro nave, facendo fuori le fiancate, le scale, e il mitico bar.

Sette mesi prima i pirati avevano occupato quel posto così assurdo, in mezzo a dei palazzoni enormi di periferia, e loro avevano perfino un giardino grande con un albero secolare, un olmo.

Occupazione dura, con i primi giorni che la pula per scacciarli le tenta tutte, anche sparando in aria. Ma loro niente. Il posto era del Comune e, poche ore dopo l'occupazione, tutto il quartiere aveva ricevuto la loro lettera. Ne avevano fatte duecento di quelle lettere, spiegando perché avevano preso quella decisione, che per fare più bella figura e tranquillizzare tutti questa volta ne avevano scritta una così buona che sembrava fosse stata spedita dalla parrocchia, e avevano perfino evitato di scrivere l'epico finale contro la città dei padroni 10 100 1000 occupazioni! che una frase così nelle loro occupazioni   precedenti non era mai mancata!

Gli abitanti del quartiere risposero dandogli mobili e piccoli aiuti. E lasciavano i bambini dai pirati, perché almeno potevano giocare in un giardino e piantare dei fiori perché loro li seguivano.

Il Comune decise di prendere tempo, sperando che il freddo li avrebbe scacciati. Loro ricostruirono porte, finestre,  e  rifecero il tetto, anche se non potevano rubare la luce, che il primo cavo utile era troppo distante e avevano sempre una pattuglia della digos ferma nei paraggi. Coi poliziotti che ti chiedevano quella nazistata dei documenti e sconsigliavano così ai curiosi di entreare in quel  covo.

Poi i pirati riuscirono a rimediare un generatore, e una valanga di taniche per l'acqua..  E ripristinarono il camino. Allora il Comune sostenne che erano illegali. Ma a forza di riunioni, dibattiti pubblici, e di quartiere, i pirati riuscirono a crearsi un consenso. E anche la Circoscrizione finì per votare a favore del loro centro sociale! E anche i giornali erano dalla loro parte, e tutte le bande erano unite adesso. E anche il Collettivo lavorava fianco a fianco con loro. E a bordo della nave pirata ci fu la festa del Collettivo, organizzata insieme agli ultras autonomi dalla società della squadra di calcio cittadina, che nessuno voleva affittargli un cinema perché erano teppisti. E si dovette trattare con la digos e concordare una tregua, per quella festa di centinaia di teppisti, coi poliziotti fuori, ma  senza fare nazistate, e il servizio d'ordine delle due bande all'interno. Neanche un ubriaco! E grazie all'ordine di non accettare nessun tipo di provocazione la festa del Collettivo era stata un successo!

Poi cominciarono i concerti, nella grande stalla super attrezzata. Ogni sabato. E la polizia tentò l'irruzione e lo sgombero pesante. Un sabato sera. Staccando il generatore coi ragazzi in panico dentro. Gli scontri durarono due ore, con la gente dei palazzi che scendeva giù in pigiama a insultare la polizia.

Allora il Comune sostenne che il posto era pericolante, e aveva una perizia che lo dimostrava.

Non era vero. Un ingegnere si offrì di fare per loro una controperizia. Gratuitamente. E il risultato fu che il loro galeone non era affatto pericolante. E anzi, scoprirono  addirittura che la casa colonica aveva un valore storico, poiché era un manufatto rurale del secolo scorso, e scoprirono che l'olmo secolare era addirittura tutelato dalla legge. Addirittura!

E in Comune si parlava di loro. E loro stavano vincendo. Lui dopo mesi di appuntamenti, rinvii, e urla in Comune, riuscì a fissare un incontro con il Sindaco. Tutto questo accadde due giorni prima dello sgombero. E l'appuntamento era per il giorno dopo le elezioni. In Comune! Avrebbero discusso le modalità per il permesso dell'allaccio dell'acqua e della luce. Praticamente era fatta! E due giorni prima delle elezioni la polizia scomparve addirittura dai paraggi, dopo sette mesi di sfinimento e nazistate. E invece, all'alba del famoso incontro, quelli li stavano demolendo con le ruspe.  Era illogico!  Non poteva essere vero! E addirittura gli automobilisti che passavano lì davanti rallentavano e non potevano crederci, e rallentando gridavano  fascisti!, Ladri!, maiali!, che se loro l'avessero saputo in tempo lì davanti la polizia sarebbe stata schiacciata da tutti i teppisti della città!

E la Tipa Negativa, con le stampelle, che s'era fatta male andando in skate, cercò di salire sul tetto ma non ci riuscì poiché fu presa prima. E loro pensavano mai  più  senza  un fucile! Finito lo sgombero i pirati volarono coi loro mezzi in Comune, seminando le volanti che gli stavano alle costole, e aggirarono le due pattuglie ferme di fronte all'ingresso principale. Diedero l'arrembaggio al palazzo entrando da dietro, che in confronto l'assalto di Barbanera al palazzo del Governatore di Maracaibo era roba da sfigati!

Trascinarono con loro un fotografo e un giornalista, e irruppero nella Giunta in corso!

Mica in Consiglio Comunale, proprio in Giunta!

E c'erano tutti: La Tipa Negativa, la Modella, il Pirata, la Bapsi, la Padrona del Grande Cane Bianco, il Poeta, la Messicana, la Tipa dal Cappotto rosso, lo Sciamano, la Bicobax, il Biondino, la Tipa dai Capelli Rossi, lui, il Rasta, l'Intirizzito, il Guerriero, e due del Collettivo.

Ed entrarono! E i tipi della Giunta erano sorpresi e balbuzienti!, e cercavano le guardie ma le guardie non c'erano! E chi si riparava sotto il tavolo e chi fuggiva in un angolo pronto a schivare i colpi!

Ed era in corso un incontro d'affari fra il sindaco e dei dignitari del comune di Dubrovnik, che era in guerra, e la giunta locale!

I pirati circondarono il grande tavolo da ogni lato, e nessuno della banda parlava. E se fossero stati armati, li avrebbero giustiziati a sangue freddo, tutti quei maiali. Col sorriso a fior di labbra, addirittura!

Dissero qualcosa a quelle merde più o meno sedute, e poi gli lanciarono una valanga di monetine, e uscirono che il fotografo continuava a scattare! Poi si rifugiarono dove non potevano trovarli, e su di loro c'era una sfilza di denuncie lunga un kilometro!

Denuncia per interruzione di pubblico ufficio, denuncia per oltraggio e minacce a pubblico ufficiale, nonché la sorprendente denuncia  per attentato a corpo politico, più la pazzesca variante attentato a corpo politico estero!

Poi ci furono delle manifestazioni di solidarietà, che le denuncie dopo qualche tempo scomparvero come la loro nave pirata.

E loro passarono settimane senza aver voglia di fare niente.

Nemmeno di separarsi...     

 

Tratto da Sette Sani Racconti di Oskar Barrile, Transeuropa Edizioni.